Brescia, scaduto il termine ultimo per sanare i debiti: il fallimento è purtroppo realtà

Il Brescia Calcio non esiste più. Dopo 114 anni di storia, il club lombardo esce ufficialmente dal calcio professionistico. Tecnicamente si parla di “perdita della matricola sportiva”, un evento che segna la fine di un’epoca. Il termine ultimo per salvare la società era ieri 6 giugno: entro quella data avrebbero dovuto essere versati circa 3 milioni di euro, necessari a coprire debiti con Irpef, Inps, stipendi arretrati e parte dell’accordo con l’Agenzia delle Entrate (relativo a imposte non pagate per via di crediti inesistenti). Ma quei soldi non sono mai arrivati.
Il triste epilogo di una grande storia
La situazione è il triste epilogo di una stagione disastrosa, segnata da 8 punti di penalizzazione: 4 hanno causato la retrocessione diretta in Serie C, altri 4 sarebbero stati scontati nel prossimo campionato. Ma ormai i condizionali non servono più: il Brescia è fuori. Massimo Cellino, presidente del club, non ha effettuato il versamento necessario. I dipendenti hanno già abbandonato la sede, e anche l’ultima speranza – una trattativa di cessione condotta dall’ex dirigente Francesco Marroccu con un gruppo di investitori – è sfumata. Nessun accordo, nessuna salvezza.
E ora?
Ora resta una sola possibilità per continuare a vedere calcio professionistico a Brescia: trasferire una delle tre squadre della provincia allo stadio Rigamonti, dando vita a un nuovo progetto con un nome legato alla città. Le istituzioni stanno dialogando con Feralpi Salò, Lumezzane e il neopromosso Ospitaletto per capire se ci siano margini per un’operazione simile. Ma al di là di ciò che potrà accadere, oggi è una giornata storica e amarissima per Brescia e per i suoi tifosi. Un giorno che nessuno avrebbe mai voluto vivere.