San Lorenzo, tra bancarotta e successo sportivo: cosa sta succedendo?
Il San Lorenzo è una delle squadra più importanti nella storia del calcio argentino. Ha vinto 15 titoli nazionali, ha alzato al cielo una Copa Libertadores nel 2014 e nel 2002 anche una Copa Sudamericana. Il suo tifoso più importante è stato per anni Papa Francesco, che non ha mai nascosto il proprio amore nei confronti del Ciclòn. Una squadra dal blasone rispettabile che, però, oggi si trova costretta a fronteggiare la crisi più delicata e grande di tutta la sua esistenza. Il San Lorenzo è stato a un passo dalla bancarotta per un debito di 4,7 milioni di dollari che avrebbe dovuto saldare entro il 19 ottobre con il fondo svizzero AIS Investment Fund. Un debito raggirato con un piano di pagamento a breve termine che è stato approvato e ha permesso di evitare la fine del club.
Il San Lorenzo prova a “far fuori” Moretti
Il presidente Moretti è uno dei responsabili di una crisi economica e istituzionale del San Lorenzo, grave al punto che il presidente dell’AFA, Tapia, ha chiesto ai dirigenti una ristrutturazione del club, affidandola ai dirigenti del Ciclon. Questi ultimi nei prossimi giorni dovrebbero consegnare un piano dirigenziale che, però, dovrebbe prevedere l’esclusione di Moretti. Il numero del San Lorenzo qualche giorno fa si era opposto alla richiesta di dimissioni presentata dai tifosi, scatenando l’ira di un pubblico alleviato solo dai risultati sportivi della squadra. A prendere il suo posto, in attesa della convocazione ufficiale della Federcalcio argentina, il progetto prevede l’insediamento di Sergio Costantino come presidente e Ulises Morales come vicepresidente, in sostituzione di Moretti. Un passo importante per evitare eventuali sanzioni economico-sportive, soprattutto dopo l’ultima convocazione in tribunale per Moretti, con l’accusa di amministrazione fraudolenta per aver intascato 25.000 euro da una madre affinché il figlio venisse preso nella squadra.
I risultati sul campo nascono la crisi del San Lorenzo
Nel frattempo, sul campo i risultati stanno arrivando. Il San Lorenzo è quinto nel Torneo Betano di Clausura e, a una partita dal termine, ha già strappato l’accesso agli ottavi di finale con 23 punti in 15 partite. Un risultato commentato anche dall’allenatore del club Damian Ayude: «Gli obiettivi che ci eravamo prefissati erano di accedere ai playoff e provare a qualificarci per una coppa . Abbiamo raggiunto il primo obiettivo lo scorso fine settimana a Rosario, e ora non vediamo l’ora di vedere se riusciremo a realizzare il nostro sogno di giocare in una coppa internazionale. Siamo molto contenti. Abbiamo messo insieme un ottimo mix di ragazzi molto giovani e alcuni giocatori un po’ più grandi che ci hanno aiutato molto. Sono ragazzi davvero incredibili. Ci siamo incontrati durante il primo allenamento per fissare gli obiettivi e siamo partiti alla grande».
I giocatori si muovono
Risultati che stanno nascondendo una crisi senza precedenti che coinvolge gli stessi calciatori, oltre che l’allenatore Ayude. Negli ultimi tre mesi, infatti, nessuno di questi ha percepito il proprio stipendio. I risultati ottenuti sono un moto d’orgoglio che coinvolge tutta la rosa, spinta da un allenatore che li ha invogliati ad andare oltre l’ostacolo, seppur enorme. A tal proposito, per fare chiarezza sulle proprie condizioni, nelle scorse ore la rosa ha voluto pubblicare sui profili social del capitano Gastón Hernández un comunicato congiunto in cui rendono note le terribili condizioni di lavoro in cui sono costretti a muoversi ormai da mesi.
Il comunicato dei giocatori del San Lorenzo
«Vogliamo esprimere pubblicamente la nostra profonda preoccupazione e il nostro disagio per la delicata situazione che continuiamo ad affrontare dall’inizio della stagione. Da agosto, in alcuni casi, non riceviamo il nostro stipendio completo, il che ha un impatto diretto sulle nostre famiglie e compromette il normale svolgimento della nostra attività professionale. Inoltre, affrontiamo quotidianamente altre difficoltà: la mancanza di cibo adeguato, l’assenza di servizi di base negli spogliatoi (acqua calda) e la mancanza di risposte concrete da parte della dirigenza, nonostante le ripetute promesse di una soluzione mai mantenute».