Inter, Lautaro: “Sono tra i migliori cinque attaccanti del mondo. Inzaghi non ci aveva detto…”

Lautaro Martinez si conferma il leader dell’Inter, dentro e fuori dal campo. Dopo un’estate segnata dalle scorie del finale della scorsa stagione e dalle dichiarazioni forti post Mondiale per Club – quel “chi vuole andare via, se ne vada” che aveva scosso l’ambiente – l’argentino è tornato a parlare con la consapevolezza del capitano.
I ricordi della finale persa contro il PSG
In un’intervista concessa a France Football, l’attaccante ha ripercorso i momenti più significativi della sua avventura recente con i nerazzurri. Ha ammesso che le due finali di Champions perse negli ultimi tre anni hanno lasciato ferite profonde, soprattutto l’ultima, lo 0-5 contro il PSG: un ko che ha definito come il dolore più grande della sua carriera, difficile da accettare dopo la fiducia e la preparazione con cui l’Inter era arrivata a quell’appuntamento. Lautaro ha raccontato anche delle sue condizioni fisiche in quell’atto finale: reduce da uno stiramento accusato a Barcellona, aveva lavorato giorno e notte per rimettersi in piedi. Due sedute quotidiane di fisioterapia, tanto lavoro in palestra e poi la decisione di stringere i denti nonostante il muscolo non fosse completamente recuperato: “Ero guarito, ma non ero al 100%”, ha spiegato.
Sull’addio di Inzaghi
C’è chi ha attribuito la resa dell’Inter anche all’annuncio dell’addio di Simone Inzaghi, ora all’Al Hilal. Ma per Lautaro non è stata quella la causa del crollo: ha sottolineato come il tecnico fosse rimasto sempre professionale, senza mai comunicare nulla alla squadra riguardo al suo futuro, e che tutti fossero concentrati sugli obiettivi stagionali.
Su Calhanoglu
Il capitano nerazzurro è tornato anche sulle tensioni nate dopo il Mondiale per Club. Ha chiarito che le sue frasi non erano rivolte direttamente a Calhanoglu, con cui pure c’era stato un malinteso poi risolto con un confronto all’interno dello spogliatoio, insieme all’allenatore e alla dirigenza. Lautaro ha spiegato che certe uscite pubbliche erano dettate dalla voglia di dare uno scossone e di aprire un nuovo ciclo.
Il Pallone d’Oro
Infine, il tema più personale: il Pallone d’Oro. Dopo il settimo posto del 2024, il Toro ha confessato di essersi aspettato di più, pur rispettando le decisioni dei giurati. Ha ammesso che i riconoscimenti individuali hanno valore perché riflettono il lavoro del collettivo, e non ha nascosto di sognare di alzare un giorno il trofeo più ambito per un calciatore. Si è detto consapevole di essere tra i migliori cinque attaccanti al mondo e, nonostante si senta talvolta sottovalutato, a 28 anni guarda con orgoglio al percorso fatto e all’obiettivo di essere ancora più riconosciuto.