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Italia, Buffon sul caso Acerbi: “Non si può dire di no alla Nazionale!”

Buffon ha commentato il rifiuto di Francesco Acerbi alla convocazione di Luciano Spalletti per le gare contro Norvegia e Moldavia
Francesco Acerbi, Inter
Francesco Acerbi, Inter (Getty Images)

La conferenza stampa di Luciano Spalletti ha dato il via a una telenovela che ci porteremo dietro per qualche settimana. La mancata risposta di Francesco Acerbi alla convocazione dell’Italia ha lasciato di stucco tutti: dal commissario tecnico, allo staff azzurro e perfino tutto il Paese pronto a rivederlo con il Tricolore sul petto. Eppure, proprio per quell’esclusione precedente che lo aveva fatto sentire estraneo a questo progetto, il difensore dell’Inter il giorno dopo la finale di Champions League persa contro l’Inter ha fatto sapere di voler restare a Milano e non raggiungere il gruppo a Coverciano. Una decisione commentata in queste ore anche da Gianluigi Buffon, capodelegazione dell’Italia, che ha sottolineato come Acerbi abbia sbagliato a dire di no alla convocazione, sottolineando l’impossibilità di dire no alla maglia azzurra.

Il commento di Buffon sul rifiuto di Acerbi

«Un calciatore non dice no a Spalletti, dice no ad un qualcosa di più grande che è l’Italia. Alla fine figure come me e come Spalletti, o gli allenatori e dirigenti che ci sono stati prima, siamo qua ma siamo caduchi. Per un certo periodo della nostra vita abbiamo l’onore di poter rappresentare l’Italia. Quel valore è imprescindibile: il valore unico è la maglia azzurra e il poter rappresentare il nostro movimento».

Il post di Acerbi

Francesco Acerbi, prima dell’intervento di Buffon, aveva spiegato la decisione in un lungo post su Instagram: «Dopo una profonda riflessione, ho comunicato oggi al ct di non accettare la convocazione in Nazionale. Non è una scelta presa a cuor leggero, perché vestire la maglia azzurra è sempre stato un onore e un orgoglio per me. Tuttavia, ho ritenuto che, alla luce degli ultimi avvenimenti non esistono ad oggi le condizioni proseguire serenamente questo percorso. Io non cerco alibi né favori, ma pretendo rispetto. E se questo rispetto viene a mancare da parte di chi dovrebbe guidare un gruppo, allora preferisco farmi da parte. Non sono uno che si aggrappa a una convocazione: ho sempre dato tutto, ma non resto dove non sono più voluto davvero ed è chiaro che non faccio parte del progetto del ct. Questa è la mia decisione, e come ho detto stamattina al ct, non è definitiva né dettata dalla rabbia, né tanto meno dalla “depressione” per una finale Champions persa, ma solo da un bisogno di fare un passo indietro. Auguro il meglio alla Nazionale e come ai miei compagni: continuerò a tifare per loro con lo stesso attaccamento che ho sempre dimostrato in campo».