Serie A

Conte e l’ultimo anno di Del Piero alla Juve: “Se mi avesse chiesto di restare…”

Il tecnico del Napoli Antonio Conte ha ripercorso alcune tappe della propria vita e della propria carriera da allenatore: le dichiarazioni
Antonio Conte, Napoli
Antonio Conte, Napoli

“L’ultimo anno di Del Piero alla Juventus? Ale fu veramente importante perché accettò di non essere un titolare sempre, ma ti dico che nei momenti in cui la palla scottava lo facevo giocare. E’ stato determinante per quello Scudetto. Ad inizio stagione era capitata quella cosa che Andrea Agnelli aveva annunciato che sarebbe stato il suo ultimo anno. Ti dico sinceramente che se Ale fosse venuto a chiedermi di fare un altro anno alla Juve mi sarebbe piaciuto allungargli ancora un altro anno la carriera alla Juve. Dopo che vinci uno scudetto, poi lui si è comportato da grande campione”. Così, in un primo estratto dell’intervista concessa al format ‘Federico Buffa Talks’, in onda domani su Sky Sport, il tecnico del Napoli Antonio Conte ripercorre alcune fondamentali tappe della propria vita e della propria carriera da allenatore.

Conte sulla prima esperienza ad Arezzo

“Quando sono arrivato lì non ero ancora un allenatore. Pensavo di esserlo in virtù del fatto di essere stato allenato dai più grandi tecnici di quel periodo. Tranne che da Capello io ero stato allenato da Sacchi, Trapattoni, Lippi, Ancelotti, Fascetti, Mazzone… In quel momento non ero però ancora veramente un allenatore e prendo questa bella mazzata sui denti e capisco che devo studiare. Lì ho fatto cinque anni in uno, ringrazio il Signore di essere stato mandato via. Se non fosse successo non avrei capito certe dinamiche e non mi sarei messo a studiare o a cercare chi poteva darmi qualcosa in più. Ero ancora giocatore nella testa”, ha aggiunto Antonio Conte.

Conte su papà Cosimino

“Sicuramente l’educazione che ricevi dalla famiglia segna la tua vita. Penso che soprattutto che chi è genitore deve sapere che ha un compito importante, ovvero educarli nella giusta maniera facendogli capire i valori. La mia eduzione è stata molto rigida, fin da bambino se volevo una cosa dovevo prima dare. Ad esempio c’era un patto con i miei genitori, per giocare a calcio dovevo andare bene a scuola. Era la mia passione e anche quella di mio papà”, ha proseguito Antonio Conte.

Conte sulla passione per il calcio

“La passione che ho per il calcio mi porta a superare sempre un po’ tutte le difficoltà. Poi ognuno di noi deve sapere cosa è disposto a sacrificare. Vale sia per gli allenatori che per i calciatori. Io mi ricordo che ho fatto il primo ritiro a 15 anni con il Lecce, lì devi fare una scelta. Sacrifichi le vacanze perché l’estate così dura pochissimo, poi io sono uno che ha fatto tutto il percorso scolastico altrimenti non mi avrebbero fatto giocare. Quando finiva la scuola iniziava il ritiro in montagna, ho sacrificato l’adolescenza, il rapporto con gli amici, la discoteca… Per questo è importante celebrare le vittorie? Ci sono cicatrici profonde che tu comunque ti porti, ecco perché a volte tiro fuori una cattiveria che può far ‘paura’, timore. Cerco in tutti i modi di vincere e celebrare la vittoria, cosa che io in passato tante volte non ho fatto e mi sono pentito. Adesso a Napoli l’ho fatto, me la sono goduta perché si fa tanto per arrivare al traguardo e vincere. Una volta che arrivi al traguardo te la devi godere, altrimenti non ha senso fare il percorso e non ha senso fare tutti quei sacrifici”, ha concluso Antonio Conte.