Serie A

Serie A, quante polemiche arbitrali: il punto da Simeone a Zaccagni e Basic

Fischietto arbitro
Fischietto arbitro (Getty Images)

La giornata di sabato non ha portato solo a risultati sorprendenti come la vittoria della Lazio in 9 contro 11 a Parma, dopo le espulsioni di Mattia Zaccagni e di Toma Basic, ma anche molto polemiche per delle decisioni arbitrali che hanno caratterizzato almeno due delle tre partite giocatesi. Dal fallo di mano di Giovanni Simeone, non sanzionato dal direttore di gara in Torino-Cremonese, fino ai già citati rossi per i due giocatori biancocelesti che, alla fine, non hanno inciso sul risultato finale. Nella giornata di oggi il dibattito è rimasto vivo, gli esperti arbitrali si sono espressi sulle decisioni di Marinelli e di Marchetti, talvolta anche con analisi non concordanti tra loro, ma che quanto meno ci hanno permesso di farci un’idea su quanto avvenuto.

Torino-Cremonese, era rigore su Simeone?

Il primo episodio, in ordine cronologico, è quello avvenuto in Torino-Cremonese. La squadra di Marco Baroni al 27′ aveva sbloccato la partita con il gol di Vlasic e nel recupero si è trovata costretta a difendere l’esiguo vantaggio dagli assalti grigiorossi. Proprio negli ultimi secondi a disposizione gli uomini di Nicola beneficiano di un calcio di punizione sul quale interviene Giovanni Simeone colpendo il pallone con il braccio, in posizione non congrua con il movimento del corpo. Dopo un lungo check del VAR la decisione è quella di non assegnare il penalty e Marinelli fischi la fine. L’episodio ha creato accesissime polemiche che si sono rivelate divisive anche nel mondo degli esperti arbitrali.

Torino-Cremonese, l’analisi di Marelli

Da una parte, infatti, Marellia a DAZN ha condiviso l’analisi di Nicola sostenendo che l’intervento del Cholito fosse sanzionabile con il penalty: «L’episodio nei minuti di recupero di Torino Cremonese; a mio parere si tratta di un calcio di rigore piuttosto chiaro. Sul calcio di punizione battuto dall’esterno destro interviene Simeone. Come abbiamo potuto vedere si tratta di un pallone che viene definito aperto, nel senso che non ci sono avversari di fronte a Simeone ma il pallone arriva direttamente da un calcio di punizione di Zerbin da circa 20 metri di distanza».

Torino-Cremonese, l’analisi di Calvarese

Diversa, invece, la visione di Gianpaolo Calvarese che, sul suo sito di riferimento CalVar.it, sostiene la valutazione di Marinelli e del VAR: «Su un calcio di punizione per gli ospiti, Simeone intercetta il pallone col braccio destro. Per Marinelli non è rigore, e il silent check del VAR non porta ad un’OFR. Effettivamente dalla telecamera posteriore l’immagine è mendace: sembra che il pallone finisca sul braccio, che addirittura andrebbe a intercettarlo. Ma dall’immagine frontale si vede invece che il primo impatto è con la spalla; dopo questo primo impatto, il pallone cambia totalmente direzione e finisce sul braccio. Giusto non assegnare il calcio di rigore».

Parma-Lazio, i rossi erano giusti?

Alle 18.00, invece, sono scese in campo, all’Ennio Tardini, il Parma e la Lazio. La partita, divertente ed equilibrata, viene stravolta al 42′ dall’espulsione di Mattia Zaccagni, tra le proteste del capitano biancoceleste e dei suoi compagni. Zaccagni, dopo un controllo sbagliato, entra in scivolata, con la gamba alta, e colpisce Estèvez. In presa diretta l’impressione è che il rosso estratto da Marchetti fosse la decisione più corretta, ma nei replay mostrati da DAZN è evidente che Zaccagni ritragga il piede e sfiori il parastinchi avversario. Il VAR non interviene e la Lazio torna in campo in inferiorità numerica nella speranza di poter mantenere almeno il risultato di parità. Allo 0-0, però, accade l’imponderabile. Ancora Estèvez dà una spallata a Basic che risponde a palla lontana, colpendolo nuovamente con la spalla, ma con più intensità. La reazione, secondo Marchetti, è sufficiente per estrarre un altro cartellino rosso per condotta violenta, invece di optare per il giallo.

Parma-Lazio, l’analisi di Marelli

Concordanti sull’errore di Marchetti in occasione del rosso per Zaccagni, questa volta gli esperti arbitrali sono divisi sull’espulsione nei confronti di Basic. Per Marelli, infatti, si tratta di una decisione corretta, come spigato a DAZN: «Zaccagni? Il piede è molto alto, è un cross. Vista l’ultima immagine non c’è un contatto diretto che avrebbe potuto portare all’espulsione. A mio parere più corretto un giallo per imprudenza. È stato un colpo non diretto che ha spostato il parastinchi. Cartellino rosso eccessivo. Basic? Rosso corretto, come abbiamo visto oltre al gesto a pallone lontano va guardato il particolare: il pugno chiuso e il colpo al costato. Se fosse stato a mano aperta sarebbe potuto pensare a altro, ma il pugno chiuso dà proprio l’idea della forza. Espulsione corretta per condotta violenta».

Parma-Lazio, l’analisi di Calvarese

Calvarese su CalVar.it, invece, sostiene che l’intervento di Basic non fosse passibile di espulsione: «C’erano le due espulsioni ricevute dalla Lazio? Marchetti da quando è diventato internazionale non riesce a trovare, secondo me, la via giusta. Chiude la gara con due cartellini rossi, ma vanno distinti. Sul primo rosso, che per me resta da cartellino giallo, riesco comunque a giustificare l’errore. Dal campo l’arbitro viene attratto dall’immagine del piede alto a martello di Zaccagni su Estèvez che dà la percezione di una pericolosità molto forte. Poi, però, rivedendo l’episodio in televisione si nota come non ci sia un vero e proprio affondo. Il contatto è solo con la parte posteriore dello scarpino: più uno sfioramento che un colpo pieno. Mi sarei aspettato il cartellino rosso per Cancellieri che entra con il piede a martello, con i tacchetti, su Keita all’altezza del ginocchio. Il problema vero è il secondo cartellino rosso. Dalla telecamera alle spalle del giocatore si vede chiaramente che non c’è nessuna gomitata di Basic ai danni di Estèvez. Il contatto è solo con l’avambraccio e non è un contatto da cartellino rosso. Attenzione, perché in questo modo incentiviamo i  giocatori a restare a terra. Infine, una considerazione da un arbitro che è stato in campo. Un secondo rosso  diretto dev’essere certo al 100%, non può essere basato su sensazioni».