Spal fallita, i tifosi vogliono salvare il marchio: “Compriamolo noi!”

Dopo il fallimento della Spal, il nodo che più agita la tifoseria biancazzurra riguarda il futuro del marchio. La nuova società Ars et Labor Ferrara, guidata dalla cordata argentina e pronta a ripartire dall’Eccellenza, non potrà infatti utilizzare né il simbolico “ovetto” né la storica denominazione S.P.A.L., entrambi destinati a finire all’asta insieme agli altri beni del club, dopo la stima del curatore fallimentare.
Il costo del marchio
In linea teorica, anche il Comune di Ferrara potrebbe farsi avanti per acquistarlo, ma su questa possibilità pesano dubbi e scetticismo. Lo stesso sindaco Alan Fabbri, lo scorso 10 luglio, aveva lasciato aperto uno spiraglio, ipotizzando un valore compreso tra i 300 e i 350mila euro e prospettando due strade: un acquisto da parte del Comune, con successiva concessione, oppure il passaggio diretto alla nuova società.
La proposta dei tifosi
La questione, delicata e molto sentita, ha spinto diversi tifosi ad attivarsi spontaneamente per salvare il marchio, anche a costo di investire di tasca propria. Sulla pagina Facebook “Civiltà Spallina” è stata avanzata l’idea di un acquisto collettivo: con una valutazione intorno ai 300mila euro, si legge, basterebbe che 3mila tifosi versassero 100 euro a testa – o anche una quota minima di 50 euro – per arrivare alla cifra necessaria.
Chi volesse, potrebbe contribuire con importi più alti, ricevendo in cambio un attestato simbolico che certifichi la partecipazione. Resta aperta la domanda: il marchio deve essere comprato dal Comune con le tasse di tutti i cittadini, rischiando malumori tra chi non ama il calcio, o è giusto che siano i tifosi stessi a riportarlo “a casa”? Una cosa è certa: il popolo spallino non ha intenzione di rinunciare alla propria identità.