Una statua per Perrotta: dal nord dell’Inghilterra al tetto del mondo in azzurro
Vinci un Mondiale, costruiscono una statua in tuo onore e neanche te lo dicono… E dire che giusto qualcosina Simone Perrotta l’ha fatta nel calcio, tra Roma e soprattutto Nazionale, portata sul tetto del mondo nel 2006, nella magica notte di Berlino.
“Pronto Simone… c’è una statua per te”
“È stato mio zio, che vive ancora lì, a dirmelo, io non ne sapevo nulla”. Così all’improvviso, nel 2017 (11 anni dopo il successo a Berlino), tramite un parente, Perrotta è venuto a scoprire che in una cittadina inglese c’è una sua statua, accanto a quella di Jimmy Armfield e Sir Geoff Hurst: tre vincitori di un Mondiale, con due Nazionali diverse, nati nello stesso luogo, a due passi da Manchester. Un luogo baciato dal Dio del pallone.
Non è un caso certo, che la sagoma in marmo dell’ex giallorosso sia stata costruita ad Ashton-under-Lyne, nella contea di Greater Manchester: è lì infatti che è nato Perrotta e dove ha vissuto fino all’età di 5 anni, prima di trasferirsi a Cerisano, in provincia di Cosenza, paese d’origine dei suoi genitori, dai quali ha ereditato la cittadinanza italiana.
Dal nord dell’Inghilterra al tetto del mondo in azzurro
“Sinceramente non credevo di partecipare ai Campionati del Mondo, a metà del 2005 ero fuori dal giro azzurro. Lippi mi aveva detto che il mio ruolo non era previsto, ma io arrivai in condizioni talmente buone da farmi convocare e, poi, giocare titolare tutto il Mondiale. Ricordo quando ho consegnato la Coppa del Mondo nelle mani di mio padre. Credo sia stato il coronamento di tutti i nostri sacrifici: un sogno diventato realtà”.
Umile, in campo e fuori, centrocampista generoso e di ordine, Perrotta si è conquistato la Nazionale portando fatti e non parole sul campo, meritandosi la chiamata della vita, in una Nazionale iconica, capace di compiere un’impresa storica. Reggina, Bari, Juve, Chievo e Roma, le tappe di una carriera non certo da comparsa, negli anni d’oro della nostra Serie A.
Anche e soprattutto per questo, e per il trionfo Mondiale del 2006, battendo ai rigori i rivali di sempre della Francia, dopo aver eliminato in semifinale i padroni di casa della Germania, il piccolo paesino inglese ha voluto omaggiare Simone, suo “figlio” a tutti gli effetti, dedicandogli una statua accanto a quelle degli altri due illustri concittadini, mettendoli sullo stesso piano.