ATP Finals 2025, Shelton: “Chiudere così fa male. Non sono chi voglio essere”
Chiusura negativa di 2025 per Ben Shelton, che dopo aver ottenuto la prima qualificazione in carriera alle ATP Finals non è riuscito a fare la differenza in quel di Torino. All’Inalpi Arena l’americano ha ottenuto tre sconfitte, l’ultima è arrivata oggi con il punteggio di 6-3, 7-6 contro Jannik Sinner e in conferenza stampa ha analizzato un finale di stagione non straordinario, condizionato dall’infortunio. Queste le parole di Shelton: “Chiudere così fa male, non è quello che speravo, ma il tennis è fatto di alti e bassi. Questa settimana mi darà ancor più motivazione per lavorare in vista del prossimo anno, non vedo l’ora di iniziare. Non ero al mio massimo in queste settimane, tornare in campo dopo un periodo di stop per infortunio non è semplice. Devo ritrovare ritmo e scioltezza, riuscirci quando gli altri sono in gran forma a fine stagione è ancor più complicato. In tutte le partite che ho giocato qui a Torino i miei avversari hanno servito meglio di me. Questo non è un allarme, so quanto sia forte il mio servizio, ma è stato un elemento chiave che alla fine ha fatto la differenza”.
ATP Finals, Shelton: “Inseguo chi ho davanti. Sinner è impressionante a Torino”
Shelton ha parlato poi di quelli che sono i suoi obiettivi per il 2026, prima di analizzare le caratteristiche di Sinner che lo rendono così inarrestabile a Torino: “Cerco sempre di inseguire chi mi sta davanti, ma senza dimenticare le caratteristiche che mi rendono speciale. Giocare contro i migliori del mondo ti fa capire tante cose, non sono ancora il giocatore che voglio diventare e ho tantissimo da migliorare. L’infortunio che ho avuto mi permette di non dover staccare a lungo prima di tornare ad allenarmi, posso mettermi subito al lavoro per il prossimo anno. Nel tennis i risultati non arrivano subito, puoi lavorare mesi senza vedere cambiamenti e poi all’improvviso si sblocca tutto. La chiave è continuare a lavorare con costanza. Il confronto non può essere fatto solo con i primi due, ognuno ha uno stile diverso e contro alcuni mi trovo benissimo, contro altri devo trovare soluzioni diverse. Contro Sinner è difficile, in Australia ti fa correre ovunque, indoor diventa devastante al servizio. Qui a Torino è difficilissimo da affrontare, serve in modo impressionante ma la cosa in cui fa la differenza è la capacità di adattarsi. È ciò che voglio imparare anche io”.