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Cobolli arrivato alle Maldive da Sinner: “Mio nonno mi ha già rubato la Coppa Davis”

Divertente intervista rilasciata da Flavio Cobolli sbarcato alle Maldive dopo il trionfo in Coppa Davis
Flavio Cobolli
Flavio Cobolli (Getty Images)

Protagonista del terzo successo di fila dell’Italia in Coppa Davis assieme a Matteo Berrettini, Flavio Cobolli si sta godendo un periodo di meritato riposo alle Maldive dove Jannik Sinner e Alexander Zverev l’hanno preceduto di un giorno.

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Le confidenze di Cobolli

Intervistato dal Corriere della Sera, il n. 22 della classifica ATP affronta numerosi argomenti: “Dove sta la Davis? Per il momento me l’ha rubata mio nonno: credo che stia facendo il figo con gli amici a Roma. Ma appena torno dalle Maldive, me la riprendo. Non avevo mai provato un’emozione così grande. Non avevo mai sentito gridare il mio nome da uno stadio intero. Ho in testa ricordi indelebili. Ma, soprattutto, mi sono divertito. Sotto di un break contro Munar stavo imparando. Ha ragione Filippo Volandri: in Davis non sempre fai la differenza con i big. Alcaraz l’anno scorso a Malaga non ha vinto, Zverev a Bologna è uscito in semifinale. Ho capito che ci devono essere un attaccamento alla maglia e una voglia di vincere addirittura superiori alle tue qualità. Ho temuto la figuraccia con Munar. Letteralmente. Ma con la maglia azzurra addosso le figuracce non sono ammesse. Non succederà mai. A Bologna sono stato costretto a trasformare gli ostacoli in risorsa. Per due volte, ho capovolto situazioni molto negative. In questo sì, ho stupito anche me stesso“.

L’importanza di Sinner

Inevitabile parlare degli assenti a partire da Jannik Sinner: “Jannik è imprescindibile, in ogni cosa che fa. Non so cosa ci sia scattato dentro a Bologna. Una convinzione che è maturata strada facendo. In allenamento non giocavo per niente bene: non ho vinto un set. Eppure, giorno dopo giorno, cresceva una sensazione forte, come se fossimo diventati invincibili. Ognuno ha avuto il suo ruolo: Sonego non si è perso un quindici, nemmeno per andare in bagno, Vavassori e Bolelli facevano un tifo sfegatato, io sostenevo Matteo, Matteo dopo aver giocato correva da me. È stato un lavoro pazzesco, nel quale ciascuno ha fatto la sua parte fondamentale”.

Gli obiettivi di Cobolli per il 2026

In ultimo, il toscano di nascita, ma romano d’adozione, parla dell’anno che verrà: “La mia carriera finora è avanzata a piccoli passi. Sto maturando per gradi, senza fretta e senza strappi, come piace a me. Ogni difficoltà che affronto mi serve per crescere e maturare. Anche alle grandi competizioni a squadre del tennis ho partecipato prima da riserva e poi da giocatore. Voglio dire che ho vissuto tutto in modo autentico, direi puro, quasi ingenuo, senza perdermi uno step del percorso. Prima ho fatto la gavetta, poi sono stato protagonista. La strada va costruita. E della mia strada la Davis conquistata a Bologna sarà sempre uno snodo fondamentale. Programmazione per il 2026? Decideremo dopo le vacanze, nell’off season. Mi fido molto di chi mi segue, a cominciare da papà, quindi mi affido. Io la mia idea di dove vorrei arrivare, ce l’ho chiara: nei top 10. Non so quando, non so bene come, ma a questo punto l’asticella va alzata. Per stare dietro a Jannik e ai top player sono chiamato a colmare le mie debolezze. Non significa che sento l’obbligo di vincere sempre, tutt’altro. Solo giocando, perdendo e vincendo si può crescere”.

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