Djokovic critica più i tennisti che il calendario: “Il tempo per le esibizioni lo trovano sempre”

Particolarmente loquace Novak Djokovic, impegnato a Shanghai dove affronterà Marin Cilic venerdì 3 ottobre alle ore 12:30.
Il giudizio di Djokovic sul calendario e…sui tennisti
L’ex. n. 1 della classifica ATP sembra criticare più l’atteggiamento dei tennisti che il calendario stesso: “È un tema complesso, ne parlo da 15 anni: il problema è che i giocatori non sono abbastanza uniti. Si lamentano, poi spariscono, poi tornano a lamentarsi. C’è bisogno di tempo ed energie per capire come cambiare il sistema, ma se i migliori giocatori non ne discutono insieme e lottano insieme non cambierà mai nulla. Devi investire tempo, devi investire energie tu stesso, non il tuo agente, non il tuo team, non i tuoi genitori, te stesso. E poi ci sono anche le esibizioni a cui i giocatori si iscrivono, quindi è un po’ contraddittorio. Perché andare in televisione o sui media a lamentarsi può attirare un po’ di attenzione, ma alla fine non cambia niente. Lo so per esperienza personale, credetemi. Quindi, sì, è un tema molto complesso. La stagione è estremamente lunga. Ne parliamo da anni. Onestamente, non vedo molti cambiamenti all’orizzonte finché non ci sarà un’unione tra i vertici del tennis: ATP, WTA, i quattro Slam, l’ITF. Sono tutti separati, ognuno ha i propri interessi”.
Il 24 volte vincitore di Slam crede che ci debba essere una unione d’intenti tra i giocatori: “Per questo è fondamentale che i top player si siedano intorno a un tavolo, si rimbocchino le maniche e si impegnino davvero a capire tutte le questioni importanti. Fino a quando non ci sarà un’organizzazione unica, una governance centralizzata che possa prendere decisioni per il bene comune del tennis, sarà molto difficile trovare un calendario sostenibile a lungo termine. È chiaro che serve una stagione più corta, che servono più pause, non solo per il corpo, ma anche per la mente. Quindi capisco perfettamente ciò che dicono Carlos Alcaraz, Iga Swiatek e Coco Gauff. Sono ancora molto giovani, e se già ora sentono il peso del calendario, immaginatevi come sarà tra dieci anni, se nulla cambia. Il Tour è costruito in un modo che spinge sempre per avere di più: più tornei, più settimane, più contenuti. Ma alla fine siamo esseri umani, non robot” .