Tennis

Djokovic e il 25° Slam: “Sinner e Alcaraz mi fanno dubitare che ci riuscirò”. Le dichiarazioni complete sul caso Clostebol

Arriva l’intervista completa rilasciata da Novak Djokovic in cui parla del caso Clostebol che ha visto coinvolto Jannik Sinner
Novak Djokovic
Novak Djokovic (Getty Images)

Lunghissima intervista quella rilasciata da Novak Djokovic a “Piers Morgan Uncensored” in cui tocca due temi molto importanti: la possibilità di vincere il 25° Slam e il caso Clostebol che ha riguardato Jannik Sinner.

I dubbi di Djokovic sul 25° Slam

La sensazione è che Nole non creda più all’eventualità di aggiudicarsi un altro Major: “Per gran parte della mia carriera ho creduto in cose impossibili da realizzare, ma sono sempre stato molto positivo riguardo al raggiungimento dei miei obiettivi. Ho molta fiducia nel potere dei miei pensieri, ma allo stesso tempo credo anche nella biologia. Ho 38 anni e l’usura è reale. E ho dovuto guardare spesso in faccia alla realtà quest’anno. Sinner e Alcaraz mi fanno dubitare di poter vincere un altro Grande Slam. Ma quando scendo in campo non mi interessa chi ho davanti, l’importante è che io sia migliore, che io vinca e dia il massimo per riuscirci. Ho ancora la mentalità di un vincitore e spero solo di mantenere il mio corpo in forma. Sapevo che prima o poi nella mia carriera sarebbe successo, è una progressione naturale ed evolutiva. L’ascesa di Alcaraz e Sinner è incredibile per il nostro sport, hanno già giocato una delle partite più epiche della storia dello sport al Roland Garros”.

L’opinione di Djokovic sul caso Clostebol

Nole parla in modo molto ampio della vicenda di doping che ha visto coinvolto il 24enne di San Candido: “La questione del doping è una nuvola che lo seguirà, così come la nuvola del Covid seguirà me. Con il tempo svanirà, ma non credo completamente. Ci saranno sempre persone che cercheranno di ricordarlo. Conosco Jannik da quando aveva 13 o 14 anni perché il coach che lo ha allenato in una fase cruciale della sua carriera, allenava anche me: Riccardo Piatti. Mi sono allenato per un po’ anche nella sua Accademia in Italia e mi è capitato di condividere il campo con Jannik tante volte. Mi piaceva perché era alto, magro, appassionato di sci, è cresciuto in una zona di montagna: una storia simile alla mia. È sempre stato molto genuino e carino con me. Vive nel suo mondo, con i suoi valori, senza pensare troppo alle luci della società. Vuole solo essere il miglior giocatore possibile. Quando è uscita la notizia, infatti, ero scioccato. Penso che non lo abbia fatto intenzionalmente, ma il modo in cui è stato trattato il suo caso è pieno di red flags. La mancanza di trasparenza, il momento in cui è arrivata la sospensione permettendogli di non saltare alcuno Slam, è stato strano. Non mi è piaciuto il modo in cui è stato gestito il caso. Per la storia che ho con Jannik, voglio credere e credo che non lo abbia fatto di proposito, ma ovviamente le regole dicono che sei responsabile di quello che accade. E quando vedi qualcuno che per un caso simile riceve una squalifica di anni se è il n. 500 del mondo, non è giusto. Non è facile per lui, lo capisco. Ha gestito la tempesta con la stampa e tutto il resto molto bene. E, nonostante questo, lui continua a dominare e vincere Slam“.