Fognini a cuore aperto: “Vi racconto la mia vita dopo il tennis”. E su Sinner/Alcaraz…

Ospite del “Supernova Podcast” di Alessandro Cattelan, Fabio Fognini parla dei suoi primi mesi dopo l’addio al tennis al termine dello Slam londinese: “In questo momento, a essere sincero, il tennis non mi manca. Ho fatto la mia scelta e non mi sono mai guardato indietro”.
La nuova vita di Fognini dopo l’ultimo match con Alcaraz
Il marito di Flavia Pennetta ha un’attività avviata durante la pandemia: “Abbiamo un’agenzia di management: la mia idea nata durante il Covid è stata quella di aiutare i giovani a diventare professionisti. Cercare di consigliarli e non ripetere gli errori che ho fatto io. La gente mi ferma ancora per strada, sono molto sorpreso. La cosa che mi dicono più spesso è ‘perché hai smesso’. A carte ferme penso di aver preso la decisione migliore. Ho preso il tempo necessario per una decisione che non potevo più rimandare. Un’ultima partita come quella con Alcaraz non me la immaginavo neanch’io. Ancora oggi non l’ho vista, non sono riuscito a rivedere neanche gli highlights, ma mi piacerebbe farlo perché da quanto ho visto gli appassionati si sono divertiti. La sera prima non riuscivo a prendere sonno. Avevo un solo desiderio: cercare di divertirmi e di fare una bella partita. Questa parola, divertimento, in carriera la odiavo, non mi piaceva. Invece me la sono portata nell’ultima partita della mia carriera dove mi sono divertito come un pazzo“.
La differenza tra Sinner e Alcaraz
Il sanremese focalizza, poi, la propria attenzione sulla rivalità tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz: “Quando uno vince in Italia è un fenomeno, quando perde invece iniziano a mettere i puntini sulle i. Jannik e Carlos mi ricordano molto Rafa e Roger della mia epoca. Jannik è come Seppi: quadrato, un gran lavoratore, sa quello che vuole e come prenderselo. L’altro invece si diverte, non che Sinner non lo faccia, ma ha proprio bisogno di questo divertimento fuori dal campo. Io ero più così: negli ultimi due mesi e mezzo ho visto un set della finale dello US Open. Per il resto zero totale. Quando mi dicevano di staccare lo facevo. Sinner e Alcaraz hanno giocato già 10-15 volte, ne giocheranno altre 50 e si conosceranno a memoria. Da appassionato è bello vedere come cambiano ogni volta che si affrontano, Carlos ha cambiato il servizio: ad esempio in finale a New York sembrava Karlovic. Jannik in finale a Wimbledon invece non ha avuto una sbavatura. Intelligentemente in conferenza stampa dopo gli US Open ha detto di essere diventato troppo prevedibile e di dover uscire dalla comfort zone. A livello mentale, da un ragazzo di 24 anni, fa pensare. Ci faranno divertire e si divertiranno anche loro”.