Gli aneddoti dei tennisti sui controlli antidoping: i racconti di Monfils, Draper e Rublev

I controlli antidoping nel tennis fanno subito venire in mente la doppia positività di Jannik Sinner al Clostebol che hanno costretto il 24enne di San Candido a concordare uno stop di tre mesi con la WADA nella prima parte di questa stagione.
Ci sono, però, anche dei racconti divertenti associati ai controlli a cui si sottopongono i giocatori con The Guardian che ha raccolto le testimonianze più divertenti.
Gli aneddoti di Monfils, Draper e Rublev sui controlli antidoping
Gael Monfils: “Ero tornato a casa verso le 5:45 del mattino perché rientravo da una festa. Il tempo di andare in bagno e buttarmi sul letto per dormire che suona alla porta un ispettore dell’antidoping. L’ho fatto entrare e gli ho detto ‘Non c’è modo che io faccia pipì ora’. Così gli ho preso una sedia e gli ho detto di aspettare che mi svegliassi. Mi sono svegliato alle tre del pomeriggio e l’ispettore era sul divano con il suo cellulare. Ha finito per aspettarmi dieci ore“.
Jack Draper: “A volte ti sforzi talmente tanto per fare pipì che capita di emettere peti. E il tizio è lì di fianco“.
Andrey Rublev: “Mi ha detto di abbassarmi le mutande fino alle ginocchia. Io gli ho chiesto se non bastasse un po’ meno, ma lui ha insistito dicendo che queste erano le regole“.