Il figlio di Pietrangeli glissa sul silenzio social di Sinner: “Preferirei non rispondere”
L’ultimo saluto a Nicola Pietrangeli avrà luogo mercoledì 3 dicembre con il figlio Filippo che rilascia una bellissima intervista in cui parla del suo papà.
I ricordi di Filippo Pietrangeli
C’è tutto l’amore di un figlio nelle parole di Filippo: “Raccontare mio padre è difficile, ma allo stesso tempo facile. Potrebbe sembrare strano, ma era un padre come gli altri. Ci ha voluto bene, ci ha cresciuto, non ci ha fatto mai mancare niente. Certo, era un papà ingombrante, nel senso buono del termine. Ci ha fatto vivere in un mondo totalmente diverso da quello di qualsiasi altro bambino. Quando girava il mondo, prima da giocatore poi da capitano della Davis, stava sempre fuori. Poi si è stabilito a Roma e noi abbiamo cominciato a condividere le sue passioni. In realtà, noi figli abbiamo tutti praticato sport differenti. Io ho montato a cavallo, Marco ha giocato a football americano, Giorgio ha fatto surf. Disputavamo il Caravella, lo storico torneo tra circoli, e, vista l’amicizia col principe Alberto, si organizzavano anche partite contro la squadra del Principato di Monaco. Una volta abbiamo organizzato una puntata di Scherzi a parte. Io e mio fratello Marco facevamo finta di toccarci e cadevamo a terra, l’arbitro fischiava falli inesistenti, e papà si arrabbiava. Papà tennista? Quando vinse il Roland Garros e gli Internazionali, io non ero ancora nato. Vidi in televisione la finale dei campionati italiani assoluti con Adriano Panatta. Adriano era molto presente a casa nostra. Il rapporto con mio padre fu subito improntato su continue gag, sin dal primo giorno che si conobbero. Ed è stato così fino alla fine. Battibeccarsi amichevolmente piaceva a entrambi: era un gioco. La Coppa Davis 1976? Io ero un adolescente: in famiglia fu un periodo abbastanza forte, avvertimmo anche noi che il clima non era affatto disteso. Con i miei fratelli notavamo sempre una volante della polizia o dei carabinieri parcheggiata sotto casa, 24 ore su 24. Qualche anno dopo, mio padre parlò di minacce ricevute in quelle settimane. Noi figli mangiavamo pane e tennis: eravamo delle comparse all’interno di quel mondo. Una volta partecipai a un pranzo a Parigi con mio padre e Manolo Santana, cioè il giocatore che lo privò del terzo titolo consecutivo al Roland Garros ma che poi divenne un suo caro amico. Un altro grande rivale, Rod Laver, lo incontrai a Roma, quando papà gli consegnò la Racchetta d’oro. E poi McEnroe, Federer, Djokovic, Nadal. Lea Pericoli era una zia per noi: ci voleva un mondo di bene, il rapporto con mio padre era speciale. Quando morì, piansi tanto. Sono entrato nell’organizzazione degli Internazionali nel 1999. Ricordo un bellissimo viaggio con mio papà e mio figlio a San Diego, per assistere alla finale della Fed Cup 2010. Negli ultimi anni siamo stati molto vicini: a causa dei suoi acciacchi lo accompagnavo nelle trasferte. Ho avuto il privilegio di stargli accanto per il lavoro che svolgo, e di questo ringrazio la FITP. La morte di mio fratello Giorgio è stata una tragedia: un anno e mezzo, ho perso mia madre, mio fratello e mio padre“.
Chiusura su Sinner
Anche se Jannik Sinner ha fatto pervenire le proprie condoglianze in forma privata, la mancanza di un post sui social dedicato a Pietrangeli fa comunque discutere, ma Filippo non vuole alimentare la polemica: “Preferirei non rispondere“.
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