L’amore di Pietrangeli per la Coppa Davis: “A Sinner ci vorranno due vite per battere i miei record”. Il ricordo della trasferta in Cile

La scomparsa di Nicola Pietrangeli a 92 anni ha lasciato un grande vuoto con le manifestazioni di affetto, pubbliche e private, che non si arrestano.

Pietrangeli e la Coppa Davis

L’amore più grande della vita del nativo di Tunisi è probabilmente rappresentato dalla Coppa Davis che lo vede primatista mondiale sia per numero di incontri disputati (164) sia per numero di partite vinte (120).

Sono, già, nella storia anche le parole di Nicola rivolte a Jannik Sinner: “Gli ci vorranno due vite per battere i miei record in Coppa Davis”.

Indimenticabile anche il racconto della Davis vinta da capitano in Cile nel 1976: “Senza il mio impegno quella trasferta non si sarebbe fatta, e noi non avremmo vinto la prima Davis. Quando cadde l’ultimo punto del doppio Panatta–Bertolucci, mi tolsi dalle spalle un peso di cinque tonnellate. È l’unico merito che mi prendo. Partimmo scortati dalla polizia, io, Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli, e le minacce di morte non posso dimenticarle. E quando nessuno sapeva dove mettere la Coppa, nel panico generale me la portai a casa. Ci dormii abbracciato. A letto, in verità, eravamo in tre: io, la Davis e il gatto. Da giocatore gioisci da solo ed è un piacere più immediato; ma la vittoria di squadra esalta ciò che hai costruito insieme. Anche se penso che un capitano, alla fine, debba soprattutto non fare danni: in campo vanno i giocatori, lui deve solo passare bene l’asciugamano. È fuori dal campo che si annidano le vere difficoltà”.

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