Internazionali d’Italia story, il ricordo di Mantilla: “Battere Federer fu una emozione diversa”

Attualmente coach di Alejandro Davidovich Fokina, Felix Mantilla ha trionfato agli Internazionali d’Italia nel 2003, vincendo probabilmente la finale dall’esito più sorprendente nella storia del torneo contro Roger Federer.
Il ricordo di Mantilla
Intervistato da SuperTennis, lo spagnolo ha un ricordo ancora nitido di quella splendida vittoria: “Ho un ricordo incredibile di quel titolo, ogni partita fu un’emozione diversa, soprattutto ovviamente la finale con Federer, e terrò tutto nella mia mente e nel mio cuore per il resto della vita. È il torneo più prestigioso che ho vinto in carriera: quello che non sapete è cosa accadde la sera prima di quella finale. Finimmo molto tardi la semifinale contro Kafelnikov e tra cena, doccia, massaggi e tutto il resto, restai l’ultimo dentro al Foro Italico fino alle 23 circa. Il club a quell’ora era chiuso, non trovavo nessuno che mi facesse uscire e allora ci decidemmo a saltare una recinzione, insieme al mio coach. Aiutati da alcuni ragazzi che passavano di lì, che ci riconobbero e ci chiamarono un taxi. Una volta in hotel, altra sorpresa: c’era una festa in una camera proprio a fianco della mia, ma erano già le due di notte e io avevo bisogno di dormire perché il giorno dopo avrei affrontato la partita più importante della mia carriera. Andai alla reception chiedendo di essere spostato e mi trovarono una stanzina minuscola, saranno stati 90 centimetri di larghezza, ma almeno silenziosa. Dormii solamente dalle 4 della mattina, ma nel pomeriggio per fortuna andò tutto bene”.
Il rapporto con Davidovich Fokina
Ora 50enne, Felix allena il connazionale Alejandro Davidovich Fokina: “Ogni anno, dopo che ho smesso, ho ricevuto offerte per allenare qualcuno. Ma io voglio vedere se il giocatore in questione ha un potenziale per crescere. Alejandro ha un potenziale importante, ma questo non significa che lo sfrutterà. Molti del resto non ci riescono mai. Lui ha margini di progresso tanto a livello di tennis quanto a livello mentale. Mi piace questa sfida, abbiamo formato un team molto forte, con David Sanchez e Dragoljub Kladarin: ho cominciato lo scorso anno a seguirlo, ci sono stati una serie di fattori anche extra campo che lo hanno condizionato. Ma dalla off season in poi ci siamo concentrati su tutti gli aspetti che doveva migliorare. Lui è abbastanza autocritico e questo è molto importante: quando fa qualcosa che non va lo riconosce immediatamente, per cui questa è la base per migliorare. Io gli spiego sempre che è un processo di crescita, il cambiamento non è qualcosa che arriva da un giorno all’altro”.