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L’esperto psicologo sconsiglia la terapia a Zverev: “Potrebbe fargli peggio”. Il motivo

Thomas Baschab non crede che la soluzione dei problemi di Alexander Zverev sia da ricercare nella terapia
Il tennista Alexander Zverev
Alexander Zverev (Getty Images)

I problemi di salute mentale confessati da Alexander Zverev dopo il k.o. all’esordio a Wimbledon hanno interessato l’esperto psicologo Thomas Baschab che, in una intervista riportata da Punto de Break, parla della situazione del n. 3 al mondo.

Zverev non ha bisogno della terapia

Baschab è convinto che la terapia possa, addirittura, peggiorare la situazione: “Non sono affatto sorpreso da ciò che sta accadendo a Zverev, ciò che mi sorprende è il modo in cui il pubblico gestisce questa questione. Ho spesso letto che Alexander è un giocatore mentalmente debole perché ha perso tre finali del Grande Slam, ma è una completa assurdità. Se un giocatore come lui avesse avuto debolezze mentali, non sarebbe mai diventato numero due al mondo. Il suo problema è legato a qualcosa di completamente diverso. Nella posizione in cui si trova Zverev, cioè quella di un atleta di alto livello, ci si sente presto soli. Io lavoro con diversi dirigenti: i CEO di grandi aziende sono generalmente le persone più sole che esistano. Il problema con queste persone è che non hanno interlocutori indipendenti, come capita ad Alexander. Tutti quelli con cui comunica dipendono da lui. Suo fratello, suo padre, sua madre e la sua fidanzata sono tutti legati a lui da una rete di relazioni molto stretta. Non ci sono conversazioni alla pari, da qui questa solitudine. Non credo che abbia bisogno di una terapia, potrebbe causare problemi molto più grandi”.

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Il consiglio a Sascha

Lo psicologo dà un suggerimento a Zverev sul come gestire questa fase della sua vita: “Ciò di cui ha bisogno è un allenatore esperto che lo aiuti a stabilizzare il suo equilibrio energetico. Gli consiglierei di fare una pausa, di riprendersi e di ricaricarsi. Naturalmente, dopo aver affrontato attivamente il problema. Deve essere in grado di rafforzare il proprio sistema energetico, in modo che non possa più sentirsi vuoto nel mezzo di una partita. Non credo che rischi di cadere in depressione, Wimbledon è stato solo un momento in cui il suo umore era negativo. In ogni caso, gli faccio i miei complimenti per essere riuscito a mostrare i suoi pensieri in pubblico con tale precisione”.