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Addio Pietrangeli, la rivelazione di Petrucci: “Sognava di diventare presidente della FITP”. Garbin, Binaghi, Volandri e Panatta commossi

Si susseguono le presenze alla camera ardente di Nicola Pietrangeli allestita al Foro Italico
Nicola Pietrangeli e Lea Pericoli
Nicola Pietrangeli e Lea Pericoli (Getty Images)

Giornata di lutto per il tennis in questo mercoledì 3 dicembre in cui si svolgeranno i funerali di Nicola Pietrangeli a Roma, in programma in forma privata alle ore 15:00.

La camera ardente aperta al pubblico dalle 09:00 alle 14:00 sta vedendo arrivare tantissime persone per rendergli l’ultimo saluto, compreso il suo grande amico Adriano Panatta.

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Le parole di Petrucci, Garbin, Binaghi e Volandri

Gianni Petrucci: “Aver intitolato questo stadio a Nicola è per me un motivo di vanto. Era doveroso farlo. Facevamo sempre battute sul fatto che nessuno avesse avuto uno stadio intitolato mentre era in vita, amava l’ironia… Poi è stato un grande amico sul piano personale, ha contraddistinto tante tappe della mia vita. Era laziale peraltro, si allenava con la Lazio di Maestrelli. Parliamo di un vero signore, non parlava mai male di nessuno, ha unito la classe alla serenità. Nello sport sono tutti convinti di essere primi in tutto: lui lo era, ma non lo faceva pesare. Sognava di diventare Presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel”.

Tathiana Garbin: “Ha unito tante generazioni, ha aperto la strada al tennis di altissimo livello. Ci lascia una eredità importante che era l’eleganza nel tennis, la sportività e soprattutto il sorriso. Prendersi un po’ meno sul serio e regalare sempre un sorriso alle persone che sono in difficoltà. Sia lui che Lea pericoli hanno acceso una luce nelò cuore degli italiani. Sono entrati in maniera preponderante nel cuore e nelle case degli italiani”.

Angelo Binaghi:Abbiamo pensato a lui nei giorni della Coppa Davis di Bologna. Era la prima volta in 25 anni che non era con i suoi ragazzi. Io l’ho conosciuto 25 anni fa nel momento forse più buio del tennis italiano. È curioso che abbia deciso di andarsene quasi in punta di piedi aspettando la fine di questi ultimi due mesi in sui i suoi ragazzi e le sue ragazze hanno vinto tutto. Girare il mondo con lui ha significato per me essere orgoglioso di essere italiano”.

Filippo Volandri: “Bisogna ricordarlo nel segno di quello che ci ha lasciato. Come si ama la maglia azzurra, come ci si attacca alla maglia azzurra, come ci si attacca alla Davis. Questo è uno dei grandi insegnamenti che ci ha lasciato. Elegante e un’icona del tennis”.

Fonte: Gazzetta dello Sport

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