Tennis

Svelato il nome del partner di Sinner durante la squalifica

Durante il periodo con restrizioni sugli allenamenti, Jannik Sinner si è affidato ad un ex tennista professionista
Il tennista Jannik Sinner
Jannik Sinner (Getty Images)

Le restrizioni legate alla sospensione di tre mesi concordata da Jannik Sinner con la WADA prevedevano anche l’impossibilità fino al 13 aprile di potersi allenare con tennisti tesserati, motivo per cui il numero uno al mondo si è dovuto ingegnare per rimanere in forma nei primi due mesi della squalifica.

Sinner si è allenato con Marcora

Intervistato da Tennistalker, l’ex n. 150 della classifica ATP Roberto Marcora, ritiratosi nel marzo del 2023, rivela di essere stato il partner segreto del numero uno al mondo: “Jannik e io abbiamo una buona relazione e quando ho saputo della sua squalifica gli ho scritto per scherzo che sarei tornato in campo per lui. Non avrei mai immaginato che sarebbe successo davvero: sono andato per un periodo di un paio di settimane quando lui non poteva allenarsi nei circoli di tennis o con giocatori in attività”.

Le tappe della collaborazione

Nel ripercorrere cosa sia accaduto in quel periodo, Marcora rivela che non è stata una impresa semplice dal punto di vista mentale sopportare la pressione: “Ai primi di marzo mi chiama Vagnozzi che in passato mi aveva allenato e mi ha chiesto in che condizioni fossi. In quel momento mi trovavo sul divano durante una domenica pomeriggio. Avevo passato da settembre a dicembre senza prendere una racchetta in mano, poi a gennaio avevo ricominciato perché avrei dovuto disputare qualche campionato in qua e là. Gli ho detto che se fosse servito sarebbe stato un grande onore, ma non ero nemmeno quello di un tempo. Vagnozzi mi ha chiesto se avessi avuto l’intenzione di voler giocare altri tornei Open, perché a quel punto avrebbero comunicato alla WADA il mio nome. La WADA si è presa qualche tempo per verificare che non fossi più in attività e in effetti la mia partita ufficiale era stata Indian Wells 2023, ad esclusione di qualche torneo a squadre. La ratio della regola infatti sarebbe che uno squalificato come nel caso di Sinner non può aiutare nessun giocatore in attività a preparare altri tornei in futuro, quindi una volta che ho detto sì è come se fossi stato squalificato a tutti gli effetti anche io. Due settimane dopo era in programma il primo blocco di allenamenti ed è stato un po’ come la notte prima degli esami per gli studenti: sono passato da zero o una volta alla settimana a riallenarmi tre-quattro volte alla settimana al Tennis Club Milano con la scusa che di lì a poco ci sarebbe stata la Bundesliga. Sono andato là in macchina, ci siamo allenati in una villa privata in Costa Azzurra perché lui non poteva ancora allenarsi nei circoli di tennis affiliati. Ci sentivamo un po’ come dei clandestini, anche se ciò che abbiamo fatto era tutto regolare. Ho trovato il team al completo e li ho trovati tutti rilassati: Sinner era tranquillo e mentalmente sereno. Ci trovavamo ancora in una fase iniziale, in cui la competizione era ancora lontana, ma sentivo la responsabilità di aiutarlo a mantenere il suo livello, ho sentito anche un po’ di pressione per il suo ritorno in campo perché se avesse perso al primo turno a Roma come sparring partner avrei sbagliato tutto!”.