US Open

US Open 2025, Djokovic sogna ancora: “Voglio sempre di più”. Il ricordo di Kobe Bryant

Dopo un esordio sofferto agli US Open, Novak Djokovic se la vedrà con Zachary Svajda al 2° turno
Novak Djokovic
Novak Djokovic (Getty Images)

Problemi respiratori e una vescica al piede hanno condizionato l’esordio di Novak Djokovic agli US Open con l’ex n. 1 al mondo che si è, comunque, imposto ai danni di Learner Tien con il punteggio di 6-1 7-6 (7-4) 6-2.

Djokovic a cuore aperto

Il 24 volte vincitore di Slam sfiderà, ora, Zachary Svajda mercoledì 27 agosto alle ore 17:30 italiane con il serbo che ha concesso una lunga intervista al canale YouTube di Jay Shetti: “Sono molto grato di essere sempre stato circondato da persone fin dall’inizio della mia carriera che mi hanno aiutato a prendermi cura di me stesso, da un approccio più olistico alla natura multidisciplinare della preparazione, della prevenzione e del recupero, sia fisicamente che mentalmente. E soprattutto quando ero giovane e non capivo nulla di tutto ciò. Non avevano bisogno di spiegarmelo; credevo in loro. Ho raggiunto tutto ciò che desideravo nel tennis, ma voglio di più. E questo deriva dallo scopo, dall’ispirazione, dalla motivazione, dall’amore e dalla passione per lo sport e dal rendere felici le persone quando ti vedono giocare a tennis. Sento di continuare a diffondere quella luce quando gioco a tennis, ispirando le nuove generazioni. Ma il mio desiderio di fare di più nasce anche dalla sensazione di non aver avuto abbastanza successo, e questo deriva dalle mie origini e dal rapporto con mio padre. È una battaglia interiore che combatto regolarmente con me stesso Sento che finché avrò la possibilità di competere per i titoli più importanti del mio sport, continuerò a giocare. E un’altra cosa che mi ispira a continuare è il desiderio di superare i miei limiti, mentalmente e fisicamente. Perché quando raggiungi i 30 anni nel tennis, inizi a contare i giorni che mancano al ritiro, ma ora è diverso perché la cura del corpo è migliorata molto. Non solo i migliori hanno molti specialisti nei loro team, ma ora anche i primi 50”.

La conversazione con Bryant

In ultimo, il 38enne di Belgrado riflette su una conversazione avuta con Kobe Bryant: “In una conversazione personale che ho avuto con Kobe Bryant, gli ho confessato che non mi piaceva guardare i replay delle partite perse o delle partite in cui avevo giocato male, perché mi faceva male vedermi in quelle condizioni. Mi ha detto che avrei dovuto guardare, anche solo una piccola parte, di quelle partite perché avrei dovuto imparare da quegli errori e avere l’opportunità di correggerli nella partita successiva o nel torneo successivo. Così ho iniziato a guardare le partite perse, ma non vedo mai il match point in cui perdo”.