Sinner e quel rituale scaramantico rispettato anche a Wimbledon

La carta d’identità dice 23 anni, eppure Jannik Sinner ha già riscritto la storia del tennis italiano. L’altoatesino, da 58 settimane in vetta alla classifica mondiale, dopo aver trascinato gli azzurri di Filippo Volandri al successo nelle ultime due edizioni della Coppa Davis e dopo aver sollevato due volte il trofeo all’Australian Open e una volta agli US Open, ha firmato la sua impresa più grande: domenica 13 luglio ha piegato in quattro set in rimonta (4-6 6-4 6-4 6-4) lo spagnolo Carlos Alcaraz interrompendo la striscia di cinque successi dell’avversario e portandosi a casa il più prestigioso dei tornei, Wimbledon. Il tennista di San Candido è il primo italiano a riuscire in questa impresa e secondo gli esperti del settore potrebbe trattarsi solo della prima di una lunga serie di affermazioni all’All England Club.
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Sinner, attenzione alle righe
Anche sull’erba inglese Sinner ha dimostrato di essere il migliore di tutti, annientando in semifinale Djokovic, che contro di lui non vince da cinque partite, dalla finale alle Nitto ATP Finals di Torino nel 2023, e nell’ultimo atto il numero due del mondo, prendendosi così una bella rivincita dopo la bruciante sconfitta di qualche settimana fa in finale al Roland Garros sulla terra rossa di Parigi. Anche a Wimbledon Jannik ha rispettato quel rito scaramantico che ormai è diventato un suo marchio di fabbrica: l’italiano, infatti, non calpesta mai le righe del campo con il piede sinistro. In alcuni video postati sui social si vede infatti che non appena arriva in prossimità delle linee di campo le supera con il piede destro facendo la massima attenzione a non toccarle con il mancino. Del resto non è un segreto visto che era stato lui stesso a rivelare questo particolare in un’intervista rilasciata a Supertennis: “Non sono particolarmente scaramantico, solo in campo passo sempre con il piede destro sopra le righe. Lo faccio sempre, lo giuro. Quando sono a fuoco lo faccio sempre”, aveva ammesso l’altoatesino.
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